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RIECCO MARCO VALLETTA: “IL MIO TENNIS? STORIA DI VITA…”
- By Silver Mele
- Updated: 15 luglio 2016

Sono bastati due anni o poco più a Marco Valletta, un tempo non lontano speranza del tennis campano, per riappropriarsi di se stesso e di quel sacro fuoco agonistico che differenzia il semplice praticante dal giocatore affamato. Aveva ripreso a giocare tornei da 3.5, lo ritroviamo a metà di questo 2016 2.6 delle classifiche nazionali, apprezzatissimo e temuto concorrente negli Open cui prende parte in Campania. Fa il maestro di professione Marco, con dedizione assoluta sui campi del Parco Vanna o sul cemento del Fireball, laddove è nato sotto gli insegnamenti di Lino Sorrentino. Un altro che non ha mai fatto chiacchiere e che oggi lavora senza sosta per affinare il talento di Federica Sacco. Valletta ha ritrovato gli occhi della tigre e i risultati sono arrivati subito, sin dai primi tornei, come racconta alla penna di SpazioTennis.
C’è stata una partita svolta in questa annata?
M.V. Beh sicuramente il match giocato ad inizio anno contro Fabio Tenneriello, uno che se non affronti col giusto spirito di sacrificio non puoi mai battere. Ricordo che ero avanti 2-1 nel secondo set e cominciai ad avvertire i crampi a tutte e due le gambe. Lui inossidabile over 40, io quasi 26enne. Alla fine il match l’ho vinto ma è stato per me un segnale spartiacque: ho maturato la convinzione che se mi fossi messo davvero apposto fisicamente avrei potuto tranquillamente recuperare un livello di gioco discreto. Così ho incominciato i miei intensi forcing fisici quotidiani, da ritagliare tra una lezione ed un’altra.
Non è facile organizzare una tabella agonistica quando la priorità è il lavoro, o sbaglio?
M.V. La svolta è sempre ed esclusivamente nella nostra testa. Appena mi ritaglio mezz’ora di tempo al Vanna ne approfitto per darci dentro e spesso i soci del club mi danno del matto, riconoscendomi tuttavia la capacità di restare sul pezzo. E anche questo, la loro fiducia, il loro sostegno sono per me motivo d’orgoglio.
E’ cambiato qualcosa nella gestione dei match? Nella maniera in cui li affronti?
M.V. Ovviamente si. A differenza di quando ero ragazzo e avvertivo il carico delle aspettative oggi vado in campo senza pressioni, a mente libera. Non temo l’avversario nè tanto meno le trappole tipiche della partita.
Hai un portafortuna o un punto di riferimento che non deve mai mancare?
M.V. Mio padre. Deve esserci sempre, ad ogni mio match. E’ come se, guardandolo a bordo campo, recuperassi la dimensione del ragazzino spensierato, libero, che gioca per divertirsi e ovviamente per vincere. E’ il coach di questa mia seconda vita da tennista agonista.
Hai vinto tanto in questa prima parte di stagione: hai una partita che ricordi particolarmente?
M.V. Non ho dubbi a indicarti il match giocato e perso con Enrico Fioravante. Ho perso nettamente per 6/2 6/2 ma è stato bellissimo poter condividere sensazioni tanto forti con un giocatore del suo calibro. Siamo cresciuti insieme e ne abbiamo vissute di ogni: essere ancora qui, in campo, e giocare come dei ragazzini per colpire la palla con tutta la forza di cui disponiamo è una cosa che non ha prezzo.
Marco Valletta ha oggi una bellissima famiglia…
M.V. Vivo per loro! Mia moglie Ingrid e i miei figli: Gaia ha 3 anni e da poco abbiamo accolto il piccolo Enrico. Adoro trascorrere con loro il mio tempo libero, sebbene non ne abbia tantissimo a disposizione. Ho la fortuna di poter condividere la passione per il tennis con il mio storico maestro Lino Sorrentino, con il quale continuo a collaborare, e con i presidenti del Parco Vanna Giancarlo e Gianmaria Vigliotti che mi hanno accolto in maniera straordinaria così come l’intero staff tecnico che fa squadra con me.
Obbiettivi?
M.V. Nessuno in particolare e una sola certezza che vorrei indicare ai giovani: il lavoro paga sempre ma il tennis non va vissuto come uno stress. Deve essere piuttosto un percorso privilegiato da compiere gradualmente, step by step, per migliorare se stessi fino a raggiungere il punto più alto che può essere il professionismo, cosa molto difficile, ma anche la terza categoria, o la seconda per i più tenaci. Proprio come nella vita di tutti i giorni.
Silver Mele
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