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LA RICHIESTA DI CIERRO E IL SOGNO DI UN TENNIS CAMPANO DAVVERO DI TUTTI
- By Silver Mele
- Updated: 27 aprile 2020

Sono giorni difficili per chi in Italia vive di tennis. La quarantena imposta dal Covid 19 sta spingendo alle corde i professionisti della racchetta, cui evidentemente non può bastare la promessa federale di 72 tubi di palle alla ripresa di un’attività su cui restano ancora tanti punti interrogativi. La sosta forzata stuzzica tuttavia la riflessione e in alcuni casi ridesta perfino le coscienze. Negli ultimi anni abbiamo raccontato, prove alla mano, di come il movimento campano abbia intrapreso un sentiero spinoso, senza margine alcuno di crescita se non per quel centro di potere che ha trasformato l’interesse pubblico dello sport in esclusivo beneficio per le proprie tasche. Così, come emerso da un’inchiesta giornalistica molto cruda che ha fatto il giro della Penisola e che presto riproporremo su questi canali social, tutto nella Campania del tennis ha avuto un prezzo. Imposto ovviamente dai signori del monopolio, maldestri tuttavia (o forse sfacciati) nella gestione associata dei poteri federali e di quelli privati. Per capirci, qui comando io quindi tocca a me esprimere composizione del Consiglio regionale, assegnazione dei titoli di istruttori (con i tirocinanti utilizzati regolarmente per allenare i ragazzi del circolo, senza prebende), nomine dei giudici arbitri, composizione delle rappresentative giovanili e dei capitani (tutti del suddetto circolo), molto spesso finanche le griglie dei tabelloni e perchè no risultati graditi. Chi osava mettersi contro o esprimere dissenso era regolarmente bollato, escluso, multato dopo controlli a tappeto nei circoli dissidenti. Se tutto ciò è accaduto, senz’altro di responsabilità ne hanno tutti coloro che nel tempo hanno fatto finta di non vedere, coltivando esclusivamente il proprio orticello e abbassando la testa dinanzi alle violenze o in cambio di un piatto di lenticchie. Ebbene la richiesta che non t’aspetti è arrivata in questi giorni, a firma di un gruppo di maestri capitanato dall’ex campione Massimo Cierro. Alla luce della delibera “Napoli riparte anche dallo Sport” che punta a sostenere la ripresa dello Sport in città per mitigare gli effetti economici negativi dovuti all’emergenza Coronavirus, Cierro, in una lettera al Comune di Napoli chiede «la disponibilità alla gestione della struttura sportiva sita in Napoli al Viale VI Giochi del Mediterraneo nel rispetto delle modalità tecniche, organizzative ed economiche che il Comune di Napoli riterrà più opportune ed idonee a rispecchiare i valori di mercato; tale proposta eviterebbe, in una fase transitoria, la chiusura dell’impianto e quindi l’abbandono e il depauperamento del bene con la possibilità di incamerare sin da subito un canone economico e soprattutto ridarebbe all’impianto la sua destinazione iniziale che era quella di avere una struttura dedicata esclusivamente al gioco del tennis (Ved. DGC n°180 del luglio 1969)». Come si legge nell’articolo firmato sulle pagine del Mattino dal collega e amico Gianluca Agata, sulla struttura sarebbero sorti problemi «circa la gestione ed il mancato pagamento del canone di gestione da parte della Federazione Italiana Tennis al Comune di Napoli e quindi dell’occupazione abusiva sia della FIT che dell’associazione Rama club». Ricostruendo la vicenda, nella lettera indirizzata al Comune di legge che “in data 31.12.2011 è scaduta la convenzione con cui la Federazione Italiana Tennis affidava alla associazione sportiva Rama club la disponibilità del suindicato complesso sportivo costituito da n° 6 campi scoperti , n° 3 campi coperti, n° 2 campi da calcetto, n° 1 campo di calciotto e relative infrastrutture oltre una palazzina servizi”; “che è in corso la costituzione di un consorzio tra maestri di tennis rappresentanti le cinque province, finalizzato alla gestione del suddetto complesso sportivo e provvisto di tutti i requisiti tecnici richiesti dalla Federazione Italiana Tennis per lo svolgimento delle attività federali”. Secondo Cierro quello della gestione sarebbe soltanto un passo successivo. «Tale proposta consentirebbe a maestri ed istruttori che stanno vivendo un momento di seria difficoltà economico-lavorativa di “Ripartire dal tennis” e trovare un’occupazione offrendo anche a tutta la cittadinanza servizi sportivi utili alla ripresa delle attività motorie. La proposta ridarebbe soprattutto all’impianto la sua destinazione iniziale che era quella di avere una struttura dedicata esclusivamente al gioco del tennis». L’idea è stuzzicante, così come viva la speranza che il tennis in Campania torni ad essere espressione libera di tutti i circoli, di tutti i maestri, di tutti gli atleti, senza quelle imposizioni e quelle violenze che lo hanno umiliato impoverendone a dismisura il patrimonio tecnico. E chi meglio di Cierro e di altri che hanno rappresentato Napoli nel mondo della racchetta potrebbe esprimere questo desiderio ormai diffusissimo di cassare il sistema sbagliato in nome di una effettiva meritocrazia sportiva? La politica cittadina valuti con attenzione questa proposta, considerando anche la portata delle inchieste finora realizzate e delle indagini in corso su dinamiche che erano sottaciute con il nodo alla gola da chi il tennis vorrebbe viverlo amandone i valori e l’incredibile potenziale educativo.
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roberto cappa
27 aprile 2020 at 19:33
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